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mercoledì 19 gennaio 2011

Chiuso per...crisi!

Chiuso per...crisi!

Panetterie, rivendite di fiori e di elettrodomestici, profumerie, erboristerie e abbigliamento. Sono migliaia, secondo la Camera di Commercio, i negozi che nel 2010 hanno abbassato per sempre la saracinesca a causa della crisi. Problema che ha colpito anche la cittadina di Palmi. E' visibile agli occhi dei passanti, che i negozi chiusi con su scritto «affittasi» non sono più eccezioni anche nelle vie del centro. Un po' tutti i settori merceologici sono toccati dalla gelata dei consumi. In alcune strade del centro le luci spente dei negozi destano particolare interesse agli occhi dei cittadini. E' il caso di Corso Garibaldi, via Roma, via Bruno Buozzi, per fare solo qualche esempio. Per non parlare delle zone periferiche dove sono ormai frequenti le chiusure. Ogni anno si aspettano con ansia i saldi invernali ma si arriva a marzo con l'indice di fiducia familiare in netta discesa.
Probabilmente la responsabilità di questa situazione è della crisi, ma anche dei proprietari dei negozi che strozzano i loro inquilini con affitti che non tengono conto della situazione attuale del mercato. I soldi non bastano per pagare l' affitto. Il tunnel della crisi sembra non finire più. Poi va tenuto conto che, quando si rinnova un contratto, il nuovo affitto resterà immutato per anni. Di anno in anno sarà soltanto adeguato all'inflazione. Insomma, visto che la crisi non durerà all'infinito, il proprietario di un negozio non può rinnovare in perdita per gli anni successivi. Certo una via d'uscita potrebbe essere quella di cambiare le regole e offrire la possibilità di rivedere i contratti d'affitto in anticipo rispetto i tempi.
Nel frattempo, però, i «vuoti» sono particolarmente evidenti e, fattore ancor più preoccupante, sono in continuo aumento. Sempre più succede che al posto di un negozio entri la filiale di una banca o lo sportello di un'agenzia finanziaria. Già proprio loro.
I governi di destra e di sinistra che si sono succeduti nulla hanno fatto per costringere le banche e gli altri operatori finanziari a considerare non solo il profitto ma anche la salute delle imprese e il sostegno alle famiglie. Nonostante la crisi il governo non ha ritenuto di introdurre neppure un'aliquota minima dell'1% sui profitti delle banche. Incredibilmente, infatti, le banche non pagano un centesimo di tasse sui loro miliardi!
Con il loro sistema perverso e usuraio sono responsabili del fallimento di decine di migliaia di piccole e medie imprese.
Il governo aveva promesso un alleggerimento del peso fiscale; invece, ha nella sostanza confermato gli “studi di settore” che costituiscono l'unico caso al mondo di tassazione in assenza di profitti. Siamo ancora più preoccupati dall'accordo Basilea 3 voluto dal comitato sulla vigilanza delle banche, in quanto porterà maggiori difficoltà alle piccole e medie imprese e alle famiglie per le quali sarà sempre più difficile accedere al credito. Un governo che tutela gli interessi dei cittadini avrebbe dovuto opporsi a tali accordi proposti dai potenti.
Ma il problema è relativo (?), perchè «da noi quando un italiano chiude c' è sempre qualche extracomunitario pronto ad aprire».
La crisi economica che colpisce il nostro Paese nel settore del commercio e la crescente diffusione di prodotti stranieri si stanno manifestando con particolare evidenza nel fenomeno dell'invasione cinese.
E' ormai sotto gli occhi di tutti che la comunità cinese presente nel nostro territorio stia allargando la propria influenza rilevando esercizi commerciali acquistate in contanti a prezzo estremamente superiore a quello di mercato. Ciò è possibile grazie soprattutto all'enorme forza lavoro a costo zero ottenuta per esempio dai LAOGAI. L'importanza economica dei LAOGAI, per il regime cinese, è anche fondamentale per conquistare i mercati stranieri. Nei LAOGAI si produce di tutto: giocattoli, scarpe, articoli per la casa, mobili, elettrodomestici, computer, etc. coprendo ogni settore merceologico. Ora la produzione non è più solo per il mercato interno ma soprattutto per l'esportazione.
I LAOGAI sono delle vere e proprie prigioni ma normalmente sulla facciata appare sempre solo il nome dell'impresa.
In Cina vige ancora la dittatura del Partito Comunista e il sindacato, in netta minoranza, è anche sottoposto al regime. Di conseguenza il lavoratore, senza diritti è, quindi, anche senza difesa.
Il Partito Comunista Cinese rappresenta dunque, il miglior partner commerciale per qualsiasi impresa.
Per sostenere questo sistema produttivo, nel 2003, il Ministro della Giustizia Cinese ha elaborato una serie di leggi per aumentare i finanziamenti e gli investimenti nei LAOGAI.
Oltre ai LAOGAI esistono in Cina diverse “fabbriche-lager”, con paghe ridicole, ferie praticamente inesistenti, salari pagati in ritardo e licenziamenti per negligenze sul lavoro.
Almeno l'80% della popolazione cinese è sfruttata nelle “fabbriche-lager”, nelle campagne o nei LAOGAI.
Ecco spiegata la così tanto invidiata “competività cinese”, che nasce principalmente dal lavoro forzato e dallo sfruttamento umano portando così ad una Cina ricca ma ad un popolo cinese povero.
Secondo il rapporto annuale 2006 di Amnesty International in Cina sono impiegati torture e maltrattamenti quali “calci, percosse, scosse elettriche, sospensione per gli arti superiori, incatenamento in posizioni dolorose e privazione del cibo e del sonno”.
Uno dei tanti testimoni di queste barbarie è Harry Wu, che nel 1960, quando era studente all'Università di Pechino, fu arrestato perchè cattolico e considerato “controrivoluzionario di destra”. Venne detenuto per 19 anni nei LAOGAI senza essere sottoposto a processo. Riuscì ad emigrare negli USA nel 1985 e fondò la LAOGAI RESEARCH FOUNDATION.
Il racconto di quei 19 anni è raccolto in Bitter Winds (1994), memoria delle sue esperienze nei LAOGAI (edizione italiana: Contro rivoluzionario. I miei anni nei Gulag cinesi, Edizioni San Paolo).
La totale assenza di disciplina e controllo delle Istituzioni nel monitorare una comunità che agisce al di fuori della Legge per ciò che concerne la tutela del Lavoro, la qualità dei prodotti, etc., rende pressochè invincibile la concorrenza cinese, creando una situazione drammatica per i commercianti nostrani.
Forza Nuova si schiera a favore delle aziende italiane e si mette all'opera per tutelare l'economia cittadina e nazionale lanciando una massiccia campagna di boicottaggio e dei negozi e dei prodotti cinesi.
E poi finiamola di dare sempre la colpa solo al sindaco, ma prendiamocela con tutto il sistema politico che da anni ci governa.

DEMETRIO BARONETTO
RESPONSABILE FORZA NUOVA PALMI